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“La preghiera del povero sale fino a Dio” (Siracide 21,5)

L’opera di ricucitura

Non a tutti i poveri che si incontrano è possibile dare qualcosa, non tutti quelli che bussano alla porta della Caritas ottengono quello che chiedono, ma tutti sono guardati negli occhi, a ciascuno viene rivolto lo sguardo. Guardare negli occhi l’altro è dirgli «mi sono accorto di te, tu sei una persona che le brutture della povertà non riescono a nascondere», è fare capire che le sue sofferenze mi interessano. Proprio in questo sta la differenza dell’interesse che supera quell’indifferenza che oggi più che mai è divenuta la misura della nostra società umana. 

Questo interesse non va confuso con la filantropia che si cela in un gesto di attenzione verso una persona malata, anziana, sola, o andando a una mensa per poveri o in un ostello per senza tetto o ancora regalando un pacco viveri all’interminabile fila di disperati che aspetta il proprio turno. L’interesse verso la persona bisognosa è accorgersi di lei oltre i suoi bisogni occupandosi non solo della sua povertà. È consentire che si riappropri della sua vita, della libertà che le è venuta a mancare, di essere protagonista della sua storia. Ed è in ciascuna storia che siamo chiamati ad immergerci per ricucire rotture e strappi del tessuto della vita, consapevoli che in ognuna di queste storie è raccontato il nostro essere che è parte di quel tessuto vivo in cui l’intreccio dei fili ci ricollega gli uni agli altri.

In ogni storia vediamo come Dio si prende cura dell’uomo, dicendoci «che non esistono storie umane insignificanti o piccole. Dopo che Dio si è fatto storia, ogni storia umana è, in un certo senso, storia divina. Nella storia di ogni uomo il Padre rivede la storia del suo Figlio sceso in terra. Ogni storia umana ha una dignità insopprimibile. […] Con lo sguardo del Narratore -l’unico che ha il punto di vista finale- ci avviciniamo poi ai protagonisti, ai nostri fratelli e sorelle, attori accanto a noi della storia di oggi. Sì, perché nessuno è una comparsa nella scena del mondo e la storia di ognuno è aperta a un possibile cambiamento» (Messaggio del Santo Padre Francesco per la 54ª Giornata Mondiale delle Comunicazioni sociali).

Per questo incontrare l’altro guardandolo negli occhi è costruire relazioni significative che nel silenzio e nel nascondimento portano liberazione, offrendo una mano che aiuti a risollevare e rimettere in piedi chi è piegato dal suo disagio, prendendo a cuore la persona più che gestendo i suoi problemi materiali. La materia prima dell’aiuto, infatti, è la nostra umanità messa a disposizione.

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