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«Non distogliere lo sguardo dal povero» (Tb 4,7)

Commento vangelo 2 maggio 2021

Vangelo di Giovanni 15,1-8

«Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

 
Uniti a Cristo per portare frutto
 
La pagina del vangelo di questa domenica ci presenta Gesù che, vuole far capire ai suoi discepoli il legame profondo che esiste tra Lui e il Padre e con gli stessi discepoli, e si serve della similitudine della vite e dei tralci, che ben si addice a tale argomento. Gesù utilizza una similitudine già conosciuta e presente nella bibbia, spesso ricorrente nell’Antico Testamento, per esprimere il rapporto tra il popolo d’Israele e il Dio dell’alleanza. La vigna rappresenta il popolo di Dio, quella vigna che Dio ha coltivato e fatto crescere perché desse frutti buoni e abbondanti, ma che spesso non ha dato i frutti attesi. Dio ama la sua vigna, il suo popolo, ma non sempre esso corrisponde a tale amore. Gesù rivela l’amore eterno di Dio per la sua vigna,
ma, Egli rivela una novità: “io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore, ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto”. Gesù manifesta e rivela la gloria del Padre, e diviene il dono più bello consegnato all’umanità. A partire da questa magnifica immagine, siamo invitati a rimanere il Gesù, per portare frutto: come il tralcio non porta frutto se non rimane unito alla vite, così noi, se non rimaniamo uniti profondamente a Lui.
Il motivo del dover stare uniti a Lui e stare in Lui, 
è quello del portare frutto. L’obiettivo di ogni discepolo, ma anche della stessa comunità cristiana, è quello di portare frutti di vita in Cristo, attraverso la testimonianza della fede in Lui, morto e risorto. Il tagliare i tralci che non portano frutto è segno della determinazione che si deve avere nel togliere ciò che non serve e non produce e non fa crescere; mentre il potare è l’operazione di chi vuole sostenere e rafforzare la vite, perché produca più frutto. Il Signore ci ricolma del suo amore e ci chiede di stare uniti a Lui. A noi il compito di vivere con Lui, di stare uniti a Lui e vivere con fedeltà il nostro battesimo e la nostra vita cristiana. Il cammino della nostra vita è dono di Dio, come anche la chiamata alla fede, e in essa ad essere discepoli, chiamati ad essere testimoni dell’amore di Dio. Pe imparare a rimanere uniti a Dio e dare frutto, riceviamo tante potature, spesso dolorose, ma necessarie, che fanno di noi persone adulte, mature e responsabili. Chiediamo al Signore la grazia di saper testimoniare agli altri, attraverso il servizio e i gesti di prossimità,
l’amore che abbiamo ricevuto in dono. Chiediamo l’amore per Dio, l’amore per la Chiesa e l’amore per ogni fratello e sorella che incontriamo.
 
Fr Giuseppe Piga
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