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«Non distogliere lo sguardo dal povero» (Tb 4,7)

Commento vangelo 13 febbraio 2022

Vangelo di Luca 6,17. 20-26

In quel tempo, Gesù, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone,

Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:

«Beati voi, poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi, che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete,
perché riderete.
Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
Guai a voi, che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete,
perché sarete nel dolore e piangerete.
Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti.

Chiamati a vivere le beatitudini

Il vangelo di questa domenica, descrive Gesù, si ferma in un luogo pianeggiante, e in presenza dei suoi discepoli e di tanta folla, proclama le beatitudini. L’evangelista Luca ci dice che Gesù, dopo aver scelto gli apostoli ed essersi fermato in preghiera e in dialogo con gli apostoli, scende dal monte e si trova di fronte a una grandissima folla che desiderava ascoltarlo, toccarlo, e forse chiedere qualcosa che rendesse migliore la vita. Gesù vedendo la folla, si sente profondamente colpito e coinvolto, e coglie l’occasione per annunciare, proclamare le beatitudini, il discorso più sconvolgente di Gesù.
Luca presenta Gesù sempre in 
cammino e in contatto con le persone e coinvolto nella vita di tutti e di ciascuno, in modo concreto e tangibile.
Gesù riconosce la povertà della folla, ma anche il profondo desiderio di felicità, di qualcosa che
dia senso alla vita, e proclama: “Beati, voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio”. Gesù si rivolge a tutti coloro che vivono la povertà, la malattia, il pianto, la fame; coloro che soffrono e che vengono rifiutati. Le beatitudini riassumono la lieta notizia del vangelo, il lieto messaggio che Gesù è venuto a portare ai poveri. Gesù rivela un Dio che ama, che si prende cura dei suoi figli che vivono nella povertà, e consegna nuova speranza, e li definisce “beati”. È davvero sconcertante pensare che i poveri vengano considerati e proclamati beati, e ci chiediamo il perché di questa dichiarazione di Gesù. In realtà, il povero è colui che pone totalmente in Dio la sua fiducia, e che, nella sua indigenza, non ha altro appoggio che Dio. Ci viene rivelato un Dio che parla a noi, in Cristo Gesù, attraverso il linguaggio e la scelta della povertà.
Dio è vicino 
ad ogni uomo che vive la povertà, che si manifesta nella mancanza di sussistenza, nella detenzione, nella malattia, nel desiderare la pace.
Chi invece, non vive la sofferenza e pensa di bastare a se stesso e di non 
aver bisogno di Dio, non è beato, ma piuttosto riceve un “guai”, rivolto ai ricchi, ai sazi e a coloro che ridono. Come ben comprendiamo, la categoria della povertà, ci permette di cercare Dio e sentirlo presente nella nostra vita e nelle nostre sofferenze quotidiane, a differenza di coloro che non sentono il bisogno di Dio e non lo cercano. Il Signore chiama beati anche noi, quando lo riconosciamo e lo accogliamo nei fratelli poveri e bisognosi. Ci viene, invece, detto “guai a voi”, ogni volta che cerchiamo solo ciò che è superficiale, comodo e garantito, scartando i poveri dalla nostra vita. Chiediamo anche per noi, il dono di essere “beati”.
 
Fr Giuseppe Piga
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