In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.
Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.
Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.
Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».
La misericordia più grande del peccato
In questa domenica, quinta di quaresima, ci troviamo dinanzi al brano di vangelo di Giovanni, per contemplare la misericordia di Dio, che rende nuova la nostra esistenza. Il vangelo racconta l’esperienza dell’incontro tra Gesù e la donna sorpresa in adulterio, avvenuto mentre lui si trova a Gerusalemme, e tante persone si recano da lui per ascoltarlo. È proprio mentre Gesù insegna, che “gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio”, e mettono alla prova Gesù con la loro domanda. Mentre gli accusatori della donna desiderano comprendere il pensiero di Gesù rispetto alla situazione della donna in rapporto alla legge, Gesù trasforma la situazione in un evento di salvezza. Se l’osservanza della legge di Mosè chiedeva la lapidazione per tale donna, Gesù, invece di rispondere, “si chinò e si mise a scrivere col dito per terra” , e solo dopo ulteriore insistenza disse loro “Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei”. Gesù non nega la chiarezza della legge, ma la supera con la misericordia e l’amore.
Gesù si trova dinanzi alla possibilità di confermare la legge oppure di evaderla con la conseguente accusa di trasgressione, ma non si scompone e al centro dell’attenzione pone la consapevolezza del peccato dei suoi interlocutori, e dall’altra pone il perdono e la misericordia verso la donna. Gesù si pone in dialogo con la donna, la rende consapevole del peccato commesso, la perdona e la invita a non peccare più, perché la sua vita sia rinnovata da quell’incontro speciale con lui. Gesù sa mettersi in contatto con i piccoli, i deboli, i peccatori, e sa offrire la vita e una nuova speranza. Alla donna riconsegna una nuova dignità, non fatta dei giudizi altrui, ma piuttosto da gesti di attenzione, ascolto, rispetto e certezza del perdono. Dinanzi al nostro peccato, Gesù non ci condanna ma ci offre la possibilità di diventare nuove creature: “Neanch’io ti condanno, va in pace e non peccare più”. Condotta a Gesù come una infame, si scopre una donna trattata con attenzione e rispetto. Quando Gesù incontra la nostra vita, ci scruta e ci conosce nel profondo, ci aiuta a far verità e non ci condanna, ma chiede atti di conversione. Chiediamoci quale sia il nostro atteggiamento nei confronti dei nostri fratelli e sorelle, nei quali vediamo il peccato e il limite. Siamo pronti e disposti a valorizzare la persona, senza condannarla per il peccato? La misericordia di Dio cancella il peccato e crea in noi un nuovo rapporto con Lui, con i fratelli e con noi stessi, che ci rende segno dell’amore di Dio e di una vita nuova. Il Signore ci conceda di accettare la nostra condizione di peccatori, ma anche la certezza di essere sempre perdonati da Dio.
Fr Giuseppe Piga