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“La preghiera del povero sale fino a Dio” (Siracide 21,5)

Commento vangelo 2 ottobre 2022

Vangelo di Luca 17,5-10

In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!».
Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.
Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».

Accresci la nostra fede

Il vangelo di questa domenica riporta un semplice ma importante spaccato di vita degli apostoli, ossia il loro desiderio di crescere nella fede: “Accresci in noi la fede”. A partire da questa profonda richiesta, Gesù offre il suo insegnamento sulla fede e più in avanti sul servizio. Gli apostoli che hanno accolto la chiamata di Gesù, e sono in cammino con lui, hanno la fede, ma chiedono di crescere in essa. Gesù risponde a tale richiesta con una affermazione che fa comprendere come non sia importante pensare una fede più o meno grande, perché la fede è fede, e come tale produce i suoi frutti: “Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso, sradicati e vai a piantarti nel mare, ed esso vi obbedirebbe”. In realtà la fede è un dono immenso di Dio, attraverso il quale Lui manifesta la sua forza in noi, e ci da il coraggio della testimonianza, ma tale dono deve essere coltivato. La conclusione del passo evangelico è segnato da un’altra similitudine posta da Gesù, rispetto al servizio: “Chi di voi. Se ha un servo…gli dirà vieni e mettiti a tavola, o non piuttosto prepara e servimi?”.  Quale nesso tra il dono della fede e il servizio? La fede che ci viene donata diventa presupposto e motivo del nostro servizio. Per camminare dietro a Gesù e per essere suoi testimoni, basta la nostra fede o è necessario vivere la dimensione delle opere concrete? La fede ricevuta diventa il motivo che ci fa compiere azioni di servizio e trasforma tutta la nostra vita in dono per gli altri. Gli apostoli che, per la loro fede, vorrebbero compiere miracoli, ma probabilmente non riescono, hanno bisogno delle parole di Gesù, attraverso le quali ricevono forza e consapevolezza circa il dono della fede, ma anche sulla necessità di offrire il loro servizio. Per il credente e per l’apostolo non può esistere una fede che non si esprima nelle opere e tanto meno le opere che non si poggino e non riconducano alla fede. L’ascolto di Dio e il desiderio di compiere la sua volontà, crea in noi un nuovo stile di vita, e ci pone in un cammino di continua conversione e di novità. Se per noi la fede è un dono, ma anche la capacità di attendere in modo fiducioso il passaggio di Dio nella nostra vita, allora ci rendiamo conto che la fede rimanda alla vita, e la vita è conseguenza della fede professata. Oggi comprendiamo che la fede è assolutamente unita alla vita, incarnata in un contesto preciso fatto di gioie e sofferenze, di attese e speranze, e di tutto ciò noi siamo “servi inutili”. Ogni volta che, attraverso il nostro servizio agli altri, noi comunichiamo la fede, siamo davvero servi inutili, ma saremo strumenti di salvezza e di rinnovata speranza per chi incontriamo nel cammino della vita.

Fr Giusppe Piga

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