it Italian
ar Arabiczh-TW Chinese (Traditional)en Englishfr Frenchit Italian

“La preghiera del povero sale fino a Dio” (Siracide 21,5)

Commento al Vangelo 31 dicembre 2023

Vangelo di Luca 2, 22-40

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

LO STILE DELLA FAMIGLIA DI NAZARETH

La Domenica dopo Natale è la festa della Sacra Famiglia di Nazareth, e il vangelo concentra l’attenzione ad una scena molto semplice ma altrettanto importante dell’infanzia di Gesù; la Presentazione al tempio. Giuseppe e Maria si recano a Gerusalemme e portano il bambino Gesù per offrirlo al tempio, quaranta giorni dopo la nascita, per essere riscattato come primogenito, e trovano il vecchio Simeone, “uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele”. Simeone si recò al tempio, e mentre Maria e Giuseppe portavano il bambino, egli”lo accolse tra le braccia”, poi disse, benedicendo Dio: “Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo Israele”. Simeone ha riconosciuto in quel bambino, il Salvatore, il Messia atteso, ed ora è profondamente consapevole di aver coronato il sogno di tutta la vita, e quindi, può chiudere gli occhi al mondo. Che bello pensare che l’obiettivo di una esistenza era l’attesa del Signore, e, raggiunto quel desiderio, la vita è ormai compiuta. Altro momento importante, oltre al riconoscimento di Gesù, è la rivelazione della missione di quel bambino, e la sofferenza che la madre dovrà attendere: “Ecco, egli è qui per la caduta e la resurrezione di molti in Israele, e anche a te una spada trafiggerà l’anima”, secondo le parole di Simeone a Maria. Un altro incontro è quello della profetessa Anna, che loda il bambino e “parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme”. Maria e Giuseppe, sono molto attenti nell’osservanza della legge, e poi rientrano a Nazareth per riprendere la loro vita familiare ed educativa nei confronti del figlio. Anche Gesù, nato nella povertà ed umiltà di una grotta, si assoggetta alle leggi e situazioni umane, come anche all’obbedienza dei genitori e del Padre: Gesù pur essendo Figlio di Dio, uomo e Dio, sa vivere da uomo, in tutte le sue caratteristiche, eccetto il peccato, e insegna anche a noi a vivere nella continua ricerca di Dio e della sua volontà. Gesù vive la sua vita familiare in modo esemplare: “Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di Lui”. La famiglia di Nazareth vive in totale sottomissione al volere di Dio, affrontando momenti di gioia e di sofferenza, vivendo dinanzi agli uomini e a Dio, ma sempre nell’obbedienza della fede. Il Signore guidi i nostri passi, perché la luce del Natale illumini ogni passo della nostra vita.

Fra Giuseppe Piga

Condividi quest'articolo