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“La preghiera del povero sale fino a Dio” (Siracide 21,5)

Commento vangelo 12 dicembre 2021

Vangelo di Luca 3,1-18

Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell’Iturea e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell’Abilene, sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto.

Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia: «Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato; le vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie, spianate. Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!».

Alle folle che andavano a farsi battezzare da lui, Giovanni diceva: «Razza di vipere, chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? Fate dunque frutti degni della conversione e non cominciate a dire fra voi: “Abbiamo Abramo per padre!”. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. Anzi, già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco».

Le folle lo interrogavano: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto». Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».

Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile». Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo. 

 
Invitati ad una attesa gioiosa
 
La terza domenica di avvento, caratterizzata dalla gioia, è detta anche domenica “Gaudete”. Il vangelo riporta alla nostra attenzione la figura di Giovanni il Battista in dialogo con la folla, che, dopo averlo ascoltato, si chiede cosa debba fare. Mentre crescevano le attese nei confronti di Giovanni, e il duplice desiderio di conoscerne la sua identità, ma anche di sapere quando il Messia sarebbe arrivato, alcuni “si
domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo”. Giovanni Battista chiarisce di non essere lui il Cristo, e indica la strada per riconoscerlo e accoglierlo. Accontentarsi di ciò che si è e di ciò che si ha, è la prima via da percorrere per mettersi in atteggiamento di attesa, e migliorare lo stile della propria condotta. Non ci viene chiesto di realizzare cose grandi o pensare obiettivi molto alti o fuori dalla nostra portata, bensì cercare il Signore nella ferialità e quotidianità della nostra vita. L’amore verso Dio e verso il nostro prossimo,
diventa segno e capacità di dividere quello che siamo e abbiamo, con i fratelli che la vita ci pone accanto.
Quando ci si chiede se Giovanni sia il Cristo, egli manifesta la sua identità, dichiarando l’operato che caratterizza il Messia: “viene colui che è più forte di me, e vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco”. Il Messia, il Cristo, viene definito come il “forte”, e noi sappiamo che solo Dio è forte. Noi siamo o diventiamo forti, solo quando riconosciamo di essere deboli e limitati, e di avere bisogno di Dio. La gente interroga Giovanni: “cosa dobbiamo fare”? Questa è la domanda di ogni uomo e donna, dinanzi alle scelte e alle situazioni della
vita quotidiana; E’ la domanda da farci dinanzi al senso che vogliamo dare alla nostra vita. Il vangelo di oggi possa lasciare impressa in noi, mente e cuore, tale domanda! Come riconoscere Gesù e come accoglierlo? Cosa dobbiamo fare? Dinanzi alla povertà della nostra vita e del mondo intero, “cosa dobbiamo fare”? Dinanzi alla sofferenza dell’uomo, alla violenza, allo sfruttamento, alla ricerca del proprio tornaconto, “cosa dobbiamo fare”? Dinanzi alla crescita delle “vecchie” povertà e alla nascita di nuove povertà, “cosa dobbiamo fare”? Giovanni Battista ci dice: “Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto”. Il cammino dell’Avvento ci spinge ad assumere un nuovo stile di vita, a riconoscere e denunciare il male, e a far crescere il bene, attraverso il nostro donarci e servire chi vive nella sofferenza e nella povertà materiale, spirituale e morale. Questa è la gioia che caratterizza la nostra “attesa” e la nostra
fede. 

Fr Giuseppe Piga
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