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«Non distogliere lo sguardo dal povero» (Tb 4,7)

Commento vangelo 10 luglio 2022

Vangelo di Luca 10,25-37

Ed ecco, un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova, e gli disse: «Maestro, che devo fare per ereditar la vita eterna?» Gesù gli disse: «Nella legge che cosa sta scritto? Come leggi?» Egli rispose: «Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima tua, con tutta la forza tua, con tutta la mente tua, e il tuo prossimo come te stesso». Gesù gli disse: «Hai risposto esattamente; fa’ questo, e vivrai». Ma egli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è il mio prossimo?» Gesù rispose: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico, e s’imbattè nei briganti che lo spogliarono, lo ferirono e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso un sacerdote scendeva per quella stessa strada; e lo vide, ma passò oltre dal lato opposto. Così pure un Levita, giunto in quel luogo, lo vide, ma passò oltre dal lato opposto. Ma un samaritano che era in viaggio, passandogli accanto, lo vide e ne ebbe pietà; avvicinatosi, fasciò le sue piaghe, versandovi sopra olio e vino; poi lo mise sulla propria cavalcatura, lo condusse a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno dopo, presi due denari, li diede all’oste e gli disse: “Prenditi cura di lui; e tutto ciò che spenderai di più, te lo rimborserò al mio ritorno”. Quale di questi tre ti pare essere stato il prossimo di colui che s’imbatté nei ladroni?» Quegli rispose: «Colui che gli usò misericordia». Gesù gli disse: «Va’, e fa’ anche tu la stessa cosa».

Capaci di amare

Ci troviamo dinanzi alla splendida pagina della parabola del “Buon Samaritano”, nella quale l’evangelista Luca mette al centro della nostra attenzione l’insegnamento di Gesù sull’amore per il nostro prossimo. La pagina evangelica prende spunto dalla domanda che lo scriba rivolge a Gesù: “Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?”- Dalla risposta di Gesù e da quella dello scriba, emerge la domanda che motiva la parabola: “E chi è il mio prossimo?”. Gesù racconta l’avvenimento dell’uomo malcapitato, che “scendeva da Gerusalemme a Gerico”, caduto nelle mani dei briganti, e mette in evidenza il passaggio di tre personaggi e la loro differente reazione dinanzi all’uomo percosso e lasciato mezzo morto. Dopo l’indifferenza e la distanza dei primi due, emerge la figura del terzo passante, il samaritano, che non pensa secondo la legge, che gli avrebbe impedito di fare qualcosa per il malcapitato, ma fa prevalere il sentimento, il cuore e la pietà. Egli ha il coraggio di guardare l’uomo ferito, osservare attentamente la sua situazione e discernere cosa fare per poter aiutare e sostenere l’uomo. A differenza degli altri passanti, il samaritano è l’unico che sa andare oltre le prescrizioni della legge, sa  cambiare il programma del suo viaggio per prendersi cura del ferito, fasciando le sue ferite. Inoltre, il suo prendersi cura non è un atto privato, bensì capace di coinvolgere altri in un processo di attenzione e sostegno nei confronti di chi ha bisogno: “lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Tirò fuori due denari, li diede all’albergatore e disse: abbi cura di lui, e al mio rientro ripagherò quanto speso”. Siamo invitati ad osservare i territori, i quartieri, le strade della nostra vita, per accorgerci delle sofferenze umane che ci interpellano e sollecitano un coinvolgimento e chiedono una risposta.  Gesù è il vero samaritano dell’umanità, capace di guardare e prendersi cura di tutti e di ciascuno. Lui conosce le ferite della nostra vita, e desidera dare una risposta, che è quella della gioia, della guarigione interiore ed esteriore. La domanda dello scriba a Gesù, trova risposta in una scena di compassione che lo coinvolge e lo invita ad agire: “Chi ti sembra sia stato prossimo dell’uomo caduto nelle mani dei briganti? Chi ha avuto compassione di lui”. La risposta di Gesù è per tutti noi: “Va e anche tu fa così”. La nostra vita è chiamata a trasformarsi in servizio per tutti  la vita eterna”. La prossimità e la testimonianza della carità, hanno il potere di restituire nuova dignità a coloro che sono messi ai margini della società. Chiediamo di saper accogliere il vangelo della carità, per essere capaci di renderlo vivo in coloro che la storia ci pone innanzi.

Fr Giuseppe Piga

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