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«Non distogliere lo sguardo dal povero» (Tb 4,7)

Commento vangelo 31 luglio 2022

Vangelo di Luca 12,13-21

Un tale che stava in mezzo alla folla disse a Gesù:- Maestro, di’ a mio fratello di spartire con me l’eredità. Ma Gesù gli rispose:- Amico, non sono qui per fare da giudice nei vostri affari o da mediatore nella spartizione dei vostri beni. Poi disse agli altri:- Badate di tenervi lontani dall’ansia delle ricchezze, perché la vita di un uomo non dipende dai suoi beni, anche se è molto ricco. Poi raccontò loro questa parabola: ‘Un ricco aveva dei terreni che gli davano abbondanti raccolti. Tra sé e sé faceva questi ragionamenti: ‘Ora che non ho più posto dove mettere i nuovi raccolti cosa farò?’. E disse: ‘Ecco, farò così: demolirò i vecchi magazzini e ne costruirò altri più grandi. Così potrò metterci tutto il mio grano e i miei beni. Poi finalmente potrò dire a me stesso: Bene! Ora hai fatto molte provviste per molti anni. Riposati, mangia, bevi e divertiti!’. Ma Dio gli disse: ‘Stolto! Proprio questa notte dovrai morire, e a chi andranno le ricchezze che hai accumulato?”. Alla fine Gesù disse: ‘Questa è la situazione di quelli che accumulano ricchezze solo per se stessi e non si preoccupano di arricchire davanti a Dio’

 Solo Dio è la nostra unica ricchezza

 

Mentre Gesù si trova in cammino verso Gerusalemme, rispetto a quanto l’evangelista Luca descrive, viene raggiunto da una persona che gli porge una questione, coinvolgendolo nelle proprie problematiche di eredità: “Maestro, dì a mio fratello che divida con me l’eredità”. A partire da questa richiesta, Gesù rivolge la sua parola, distinguendo la ricerca della ricchezza materiale da quella spirituale. Gesù ci aiuta a prendere consapevolezza che l’uomo desidera essere ricco, possedere, e per questo, vive sempre nella bramosia di possedere, convinto che la ricchezza gli procuri la vita e il benessere. La parabola dell’uomo ricco, che Gesù racconta, esprime il desiderio di possedere sempre più, e di organizzare tutta l’esistenza con tale orientamento. Nel momento in cui ci pare di aver raggiunto i nostri obiettivi umani, ci vien detto: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Dinanzi a tale domanda siamo profondamente chiamati a rileggere la nostra esistenza, distinguendo il fine de nostro vivere, dai mezzi, e riconoscendo i beni della vita come mezzi, sia pur importanti, ma sempre mezzi, a differenza del fine, che è il motivo di fondo e l’obiettivo ultimo della nostra esistenza, ossia la felicità eterna, Dio. Proviamo a chiederci: quando pensiamo di essere ricchi e quando poveri? Quale ricchezza pensiamo ci dia la felicità o quale povertà crediamo dia valore al nostro esistere? La nostra felicità e la nostra vera ricchezza non può dipendere dal possesso di beni materiali, anzi, la ricchezza vera è la il desiderio del vero bene interiore e di ciò che ci mette in comunione con Dio, con gli altri e con noi stessi.  La vera gioia della vita è arricchirci davanti a Dio, cercando ciò che soltanto e davvero conta. Se Dio è la nostra vera ricchezza, noi siamo poveri quando possiamo contare solo su di Lui e non sulle umane ricchezze. Ogni volta che incontriamo chi vive nel disagio, nella sofferenza e nella povertà, siamo invitati a riflettere sul vero senso della vita. Spesso la povertà materiale e la precarietà umana, ci aiutano a capire che non bastiamo a noi stessi e che la prosperità materiale non può essere motivo di gioia profonda quanto l’incontro con Dio. Rivolgiamoci al Signore con la preghiera; “ O Dio, principio e fine di tutte le cose, che in Cristo tuo Figlio ci hai chiamati a possedere il regno, fa’ che operando con le nostre forze a sottomettere la terra non ci lasciamo dominare dalla cupidigia e dall’egoismo, ma cerchiamo sempre ciò che vale davanti a te”.

 Fr Giuseppe Piga

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