it Italian
ar Arabiczh-TW Chinese (Traditional)en Englishfr Frenchit Italian

“La preghiera del povero sale fino a Dio” (Siracide 21,5)

Commento vangelo 11 settembre 2022

Vangelo di Luca 15,1-32

In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.
Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».
Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

Dio alla ricerca dell’uomo

Il vangelo di questa domenica ci fa entrare nel mistero dell’amore di Dio, attraverso la lettura delle parabole della misericordia. Gesù racconta le tre parabole, a partire dalla constatazione del contrasto tra i peccatori, che si avvicinano a Gesù, e il rifiuto da parte dei farisei e scribi. Se per gli osservanti della legge, è necessario evitare legami con i peccatori, non è così per Gesù, che invece desidera stabilire un profondo legame con essi. La parabola della pecora smarrita, rispetto alle novantanove rimaste, dice quanto è importante anche una sola pecora, e quanta premura è necessaria per cercare quella smarrita e ricondurla all’ovile.  Anche la parabola della moneta, mette in evidenza l’importanza di quell’unica persa e la necessità di cercarla. Infine ci viene raccontata la parabola del figlio perduto, quasi a sigillo delle precedenti parabole. Ciò che si perde deve essere cercato sino al suo ritrovamento. La caratteristica che rende uniche le tre parabole, è la gioia del ritrovamento e il desiderio bisogno di far festa. La gioia caratterizza il ritrovamento della pecora, della moneta, e infine, del figlio, e questo è segno della gioia di Dio per un peccatore che cambia condotta:” Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte”. La gioia è il segno della salvezza, e Dio compie i suoi passi alla ricerca di ogni suo figlio perduto. La parabola del figlio perduto esprime il grande amore di Dio per i suoi figli, amore che lascia la libertà di scegliere anche di lasciare la sua casa e cercare fortuna lontano. Anche quando ci perdiamo, Dio non smette mai di attendere il nostro ritorno, ed è pronto a correrci incontro, abbracciarci e riconsegnarci la dignità di figli. Quanto è importante, dopo tante disavventure, rientrare in se stessi e decidersi per Dio: “mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il cielo e davanti a te”. La gioia di Dio diventa necessariamente la gioia di ciascuno di noi, per ogni figlio ritrovato, ma non è facile far festa. Il figlio maggiore non riuscirà a far festa per il fratello minore. Anche noi, amati e riaccolti da Dio, spesso non sapiamo accogliere i fratelli più piccoli e fragili, che chiedono di essere accolti nella casa del padre.  Chiediamo la grazia di tornare alla casa del padre, ogni volt che ci perdiamo, ma anche la capacità di accogliere i nostri fratelli che tornano, e per loro e con loro, imparare a gioire e far festa. Comprendiamo che il vero volto di Dio è la misericordia e la capacità di perdonare e riaccoglierci nella sua casa. Il Signore ci conceda di accogliere ogni fratello che desidera tornare a Dio. Ci conceda di far festa e di essere testimoni della gioia che Dio concede a chi torna a Lui.

Fr Giuseppe Piga

Condividi quest'articolo