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«Non distogliere lo sguardo dal povero» (Tb 4,7)

Commento vangelo 9 maggio 2021

 Vangelo di Giovanni 15,9-17

Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri.

Scelti per essere testimoni dell’amore di Dio
 
In questo periodo pasquale ci prepariamo ad accogliere il dono dello Spirito Santo, e siamo accompagnati dalla parola del vangelo, nella quale Gesù rivela se stesso e il suo rapporto profondo con il Padre. Il brano del vangelo di questa domenica, tratto dal lungo discorso di congedo, da parte di Gesù, rivela il legame di amore tra Gesù e il Padre, e chiede anche a noi, di stare in quell’amore. Che bello, sapere che la nostra vocazione è quella di rimanere nell’amore; “Rimanete nel mio amore”, e il modo per stare nell’amore del Signore è quello di osservare i comandamenti. Se riflettessimo su questa affermazione di Gesù, ci renderemo conto dell’altissima e profondissima vocazione ricevuta, fatta non di azioni o programmazioni, ma dallo stesso stare in Dio. Che mistero di vita, che mai comprenderemo appieno. Il dono di Gesù è anche consegna di una nuova
responsabilità. Se vogliamo stare nel suo amore, siamo chiamati ad osservare i suoi comandamenti.
Attraverso queste parole di Gesù comprendiamo come il suo parlare di amore, non è per niente astratto, bensì ricco di concretezza. L’amore di Dio si incarna nella nostra vita, attraverso scelte e gesti concreti. Sappiamo bene che il culmine dell’amore di Dio per l’umanità è stato quello di dare a noi un Figlio che si è donato totalmente per la nostra salvezza, morendo sulla croce e poi risorgendo. La testimonianza di amore di Dio si manifesta attraverso il sacrificio del Figlio. Anche
noi, incorporati in Lui, mediante il battesimo, siamo chiamati a donare la vita, a morire per il Signore. L’amore di Gesù, manifestato nel suo donarsi per noi, diventa l’esempio e lo stile del nostro donarci ai fratelli, per amore. Inoltre Gesù ci chiama amici e ci rende capaci di comprendere l’amore come il linguaggio e lo stile che contraddistingue gli amici. Non siamo servi, ma amici, perché siamo messi a conoscenza del mistero dell’amore di Dio. E questo amore siamo chiamati ad
accoglierlo e a donarlo a nostra volta, a tutti coloro che incontriamo. Dinanzi alla bellezza ma anche alla fatica di vivere il comando dell’amore, Gesù ci dice che è lui che ci ha scelti, e non noi. Lui ci sceglie e ci manda per portare agli altri il dono della testimonianza dell’amore. La Chiesa è chiamata a consegnare e a vivere l’amore attraverso la testimonianza della carità. Dinanzi ad ogni persona e situazione, siamo chiamati ad ascoltare, osservare e compiere un percorso di discernimento, con l’impegno di animare la comunità, perché l’amore di Dio si contagi e coinvolga tutti, perché la testimonianza di Dio Amore non sia un fatto personale o individuale ma piuttosto un evento di Chiesa che annuncia, celebra e testimonia la carità.
 
Fr. Giuseppe Piga
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