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«Non distogliere lo sguardo dal povero» (Tb 4,7)

Commento vangelo 21 agosto 2022

Vangelo di Luca 13,22-30

Passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: «Signore, aprici!». Ma egli vi risponderà: «Non so di dove siete». Allora comincerete a dire: «Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze». Ma egli vi dichiarerà: «Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!». Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».

 Entrare per la porta stretta

Gesù è in cammino verso Gerusalemme, e attraversa città e villaggi annunziando il regno di Dio, e in questo percorso viene raggiunto da un tale che gli pone la domanda: “Signore, sono pochi quelli che si salvano?”. Gesù risponde non ponendo l’accento sull’elemento numerico, quanto sulla salvezza in sé e sulla responsabilità del vivere nel progetto di Dio. Possiamo chiederci allora, quale strada devo percorrere per salvarmi? Per compiere un cammino di salvezza siamo invitati a vivere il vangelo, ossia il comando dell’amore per Dio e per il nostro prossimo. Vivere il vangelo è l’esigenza del nostro battesimo, è la strada che i santi hanno compreso e seguito, ed è anche per noi la strada maestra per accogliere e testimoniare il messaggio della salvezza. Vivere il vangelo è, tuttavia, passare per la “porta stretta”  mettendo Dio al primo posto, e costruire un futuro di serenità e tranquillità,  non basato sulle umane sicurezze quanto sulla grazia di Dio. Passare attraverso la “porta stretta” significa rendere essenziale lo zaino della vita, riconoscersi peccatori e accettare il perdono di Dio, mettendo in disparte tutto ciò che ci appesantisce e che potrebbe impedire il passaggio. Siamo chiamati a spogliarci di tutto, di noi stessi e delle nostre false sicurezze, e accogliere la vita e le sofferenze che essa comporta, come mezzi per imparare ad amare. Passare per la porta stretta è compiere ogni giorno un percorso di conversione e comprendere che il tutto della nostra vita è solo Dio, e in Lui tutto ritrova il suo vero e profondo valore. In realtà la porta è Gesù Cristo, e solo in Lui possiamo essere salvati. La grande attenzione da avere è riconoscere che non siamo noi gli autori della salvezza, ma è dono di Dio, e a noi viene chiesto di accogliere la presenza di Dio e collaborare per compiere il nostro cammino. Gesù chiede di passare per la porta stretta esattamente mentre Lui stesso sta percorrendo un cammino e sta entrando per la porta stretta della sua donazione per tutti noi. Gesù vive la porta stretta della sofferenza, passione e morte, per aprirci al dono della resurrezione e della vita. Per il discepolo è necessario camminare dietro a Gesù, al maestro, per imparare a donare la vita e dare testimonianza dell’amore di Dio. Quando il cammino della vita è questo, allora diventa un cammino libero e gioioso, capace di coinvolgere tutti coloro che incontriamo: questo è l’annuncio del vangelo.

Fr Giuseppe Piga

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